
La crisi economica ha colpito duramente l’Umbria e il rischio del ricorso all’usura è altissimo: è quanto è emerso nel corso di un’audizione della Fondazione Umbria contro l’usura convocata dalla Commissione d’inchiesta “Analisi e studi su criminalità organizzata, infiltrazioni mafiose, tossico-dipendenze, sicurezza e qualità della vita” dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, cui hanno partecipato anche i rappresentanti della “Uil Credito Esattorie e Assicurazioni”. Al termine della seduta, vista la rilevanza delle questioni emerse, il presidente Giacomo Leonelli ha proposto di proseguire la discussione nella Prima commissione, competente per materia, eventualmente in seduta congiunta con la Commissione d’inchiesta.
Nel corso dell’audizione il presidente Alberto Bellocchi e il consulente Ugo Antinolfi hanno spiegato che la Fondazione è “una organizzazione non lavorativa di utilità sociale (onlus) costituita nel 1996 a Perugia per soccorrere e prestare assistenza, anche legale, alle vittime dell’usura e a coloro che, per le particolari condizioni in cui versano, possono cadere nella rete dell’usura. La Onlus si propone anche di porre in essere ogni iniziativa idonea alla prevenzione di tale fenomeno, cercando al tempo di promuovere la cultura della legalità”.
La Fondazione, è stato detto, “l’unica in Italia a carattere regionale e prevalentemente pubblica”, viene finanziata al 60 percento dalla Regione Umbria, con un importante contributo da parte dello Stato e quote annuali minori da parte dei maggiori Comuni dell’Umbria, della Ceu, di Confindustria, ConfCommercio, Camera di commercio e altri soggetti. La disponibilità annuale ammonta a circa 400mila euro, a cui si aggiungono i fondi che rientrano da coloro che hanno ricevuto prestiti e poi li restituiscono, “come avviene nell’85 percento dei casi circa”.
Bellocchi e Antinolfi, con i sindacalisti Vincenzo Cementi e Luciano Marini – prosegue il comunicato – hanno spiegato che molte sono le telefonate di persone che hanno bisogno di assistenza, avendo ricevuto risposte negative da parte degli istituti di credito che portano le famiglie a cercare altre strade per pagare le rate o per affrontare spese. Nel 2016 la Fondazione ha assistito 60 persone, ma gli “usurati sono pochissimi dato che essi tendono a non rivolgersi all’autorità giudiziaria avendo perso la fiducia nelle banche e riponendone invece nell’usuraio, visto come qualcuno che comunque ha prestato un aiuto”.
Non sarebbe stata verificata la presenza di evidenti infiltrazioni della criminalità organizzata nel sistema del
credito a usura mentre si avverte la necessità di una maggiore “cultura finanziaria” delle famiglie. A questo proposito durante l’audizione è emerso che in alcuni casi vengono accumulati mutui e numerosi prestiti che portano a rate mensili molto più elevate delle entrate effettiva, lasciando le famiglie prive del necessario per il sostentamento. Inoltre, a Terni, il pagamento di somme elevate agli operai per l’uscita da Ast avrebbe corrisposto con numerose iniziative imprenditoriali avviate senza criteri economici, portando paradossalmente a fallimenti e indebitamenti degli ex lavoratori della acciaierie.
Stando a quanto rilevato dalla Fondazione, le banche avrebbero parzialmente riaperto al credito ma si è verificata una forte diffusione di società finanziarie che concedono prestiti a tassi molto alti, incrementando il rischio di indebitamento ulteriore. Circa 8mila famiglie ternane, viene stimato, avrebbero fatto ricorso al mercato di capitali legato all’usura.
“La politica – è stato sottolineato – non sembra prestare attenzione sufficiente al problema del credito e dell’usura, nonostante gli impegni presi anche in questa stessa sala. Sarebbe positivo un ingresso tra i soci anche delle fondazioni bancarie, che dispongono di ingenti capitali e di grandi capacità nell’esercizio del credito”.