Sarà un Natale sicuramente più sereno quello di una risparmiatrice ternana che dopo 11 anni dovrà essere risarcita da una banca. La sentenza del tribunale di Perugia è dello scorso 9 dicembre e pone fine a un’odissea nella quale, suo malgrado, si è trovata la ternana che ancora oggi non sa spiegarsi che cosa sia accaduto. Sta di fatto che nel 2005 la donna, una 50enne, ottiene una discreta somma di denaro quale risarcimento per la disabilità del figlio. Vorrebbe investire i soldi in immobili, così da garantire una futura rendita al ragazzo, ma viene convinta a “sterzare” quelle risorse su delle polizze vita del noto istituto di credito. Da lì a qualche anno scopre di essere debitrice della banca per 320mila euro. Una somma non ha ragione d’esistere, visto l’investimento nelle polizie e che l’unico conto corrente aperto dalla donna è in attivo. La 50enne inizia a fare delle ricerche e scopre che a suo nome sono stati aperti dieci conti correnti tutti in “rosso” per un importo complessivo di quella cifra. La ternana viene segnalata nella centrale rischi e da lì a poco è costretta a chiudere la sua attività commerciale ma non si dà per vinta e inizia la battaglia legale in sede penale prima, civile poi. Difesa in sede civile, dall’avvocatessa Claudia Orsini del foro di Perugia, ottiene oggi dal giudice “liberazione” delle polizze sottoposte a pegno e un cospicuo risarcimento del danno. Ciò che è accaduto, però, rimarrà un mistero perché la banca non ha mai prodotto la documentazione richiesta dalle parti e dal ctu del tribunale.