
Il Centro Italia continua a tremare e lo farà ancora per giorni, stando al parere degli esperti. La scossa di terremoto più forte dopo quella di domenica, è stata registrata questa mattina ed è stata di magnitudo 4.8. Ma che cosa sta succedendo all’Appennino? In questi giorni si moltiplicano le spiegazioni degli esperti. Partendo dal primo dato oggettivo pare che il sisma di questi giorni hanno creato “una deformazione che si estende per un’area di circa 130 chilometri quadrati ed il cui massimo spostamento è di almeno 70 cm, localizzato nei pressi di Castelluccio”. E’ quanto emerge da una analisi del Cnr-Irea delle immagini radar della costellazione Sentinel-1 sul terremoto del 30 ottobre che ha colpito le province di Macerata e e Perugia. Secondo Alessandro Amato, sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, intervistato oggi dal Fatto quotidiano, sarebbe “in atto un processo geologico che dura da diverse centinaia di migliaia di anni: lo stiramento della crosta terrestre. L’Appennino si sta allargando, dall’Adriatico al Tirreno. Lo vediamo dal gps – continua Alessandro Amato – Le due parti si allontanano a una velocità media di circa 5 millimetri ogni anno. Questo è il motore, gli effetti sono stati i terremoti degli ultimi due mesi, probabilmente legati alla rotazione della microplacca adriatica che spinge contro le Alpi e la parte meridionale di questa che ruota in senso antiorario. Siamo ancora nel campo delle ipotesi, questa è la più accreditata”.
Analizzando il fenomeno, l’ex presidente dell’Ingv, Enzo Boschi in un’intervista al Corriere dell’Umbria, pubblicata oggi, dice che la zona sismica è nota, “ciò che è inaspettata – specifica è la durata. Si è attivata una sezione dell’Appennino dove si sta propagando la frattura nella crosta terreste. la zona ora cerca una sua stabilità liberando energia sottoforma di terremoto”. Per Boschi inoltre “le faglie non si contagiano. Ogni zona ha il suo terremoto, una faglia che si attiva, scarica energia e si esaurisce con la scarica di terremoto”. Infine una piccola previsione: “Come tutte le sequenze sismiche – – dice ancora Boschi – anche questo terremoto ha un inizio e una fine ma dobbiamo aspettarci un lungo periodo di repliche. Nell’ordine di mesi e mesi forse anche di un anno”.