
NORCIA – “L’urgenza è dare risposte a bisogni concreti. La gente è distrutta psicologicamente, sta arrivando il freddo ed è quindi urgente intervenire con strutture comunitarie, con il sostegno alle piccole imprese zootecniche e agricole”. Lo ha detto l’arcivescovo Boccardo partecipando oggi a Norcia all’incontro tra la Caritas Italiana e le delegazioni Caritas del Nord-est, della Campania, della Sardegna e dell’Umbria che, dopo il terremoto del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre, si sono gemellate con la Caritas dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia. E’ stata l’occasione anche per fare il punto della situazione.
L’arcivescovo ha ribadito che bisogna “dare delle certezze alle persone che amano questa terra e che, giustamente, non vogliono lasciarla. Non dobbiamo consentire lo spopolamento della montagna”.
“Stiamo avviando anche una forma di sostegno alla gente – rivela monsignor Boccardo – a turno settimanale, alcuni parroci della Diocesi con i volontari della propria parrocchia saranno nelle zone terremotate per una presenza di compagnia, per ascoltare con sapienza i bisogni delle persone al fine di stemperare il clima di tensione, di delusione e di amarezza che abita nel cuore di tanti”. Il progetto sarà coordinato da don Vito Stramaccia parroco di Montefalco.
“L’intervento della Caritas – ha detto Giorgio Pallucco, direttore della Caritas di Spoleto-Norcia e delegato regionale – è fondamentale per far riprendere la normalità. Un primo segno in questa direzione è la presenza a Norcia da mercoledì 9 novembre di una coppia di sposi delle case della carità dell’Umbria, Rinaldo e Francesca, che vivranno in un camper e che staranno vicino alla gente, ascoltandone i bisogni. Poi, stiamo organizzando una squadra di volontari che da Spoleto e dalle altre diocesi dell’Umbria tutti i giorni saliranno in Valnerina per stare a loro fianco. Dobbiamo cercare in tutti i modi di ridare dignità a queste persone e ciò lo possiamo fare solo se le aiutiamo qui. Insomma, ci dobbiamo togliere i sandali perché entriamo nella terra santa della sofferenza”.
Il parroco di Norcia don Marco Rufini ha fatto due richieste specifiche alla Caritas: “aiutateci a ricreare la comunità, che viene ancor prima degli edifici, che è scollata e disorientata. Poi, abbiamo la necessità di strutture comunitarie (tensostrutture, moduli abitativi) almeno nei centri più popolosi”.
“Sono orgoglioso del mio popolo, esso è la mia forza in questo momento – ha detto don Luciano Avenati, parroco dell’Abbazia di S. Eutizio – La gente si è mossa da sola, si è organizzata per far fronte all’emergenza dando vita ad una solidarietà straordinaria. Pochissimi hanno accettato di andare nelle strutture ricettive del Lago Trasimeno. Vogliamo rimanere nella nostra terra, siamo gente di montagna in grado di affrontare un inverno in emergenza, aiutateci a non far morire le nostre montagne”.
A Cascia, altro centro molto colpito dal sisma, i volontari della Caritas parrocchiale stanno sostenendo con la loro prossimità gli anziani e i malati. Poi, l’appello del parroco don Renzo Persiani: “La chiesa parrocchiale è chiusa, così il Santuario di Santa Rita e per ora il centro pastorale è nella piazza, ma il freddo arriva. Chiedo una tensostruttura comunitaria”. Nei prossimi giorni, è stato assicurato, ne arriverà una da Bergamo.