
TERNI – Ammontano a 8 milioni i debiti fuori bilancio (inclusi il milione e 700mila euro della refezione scolastica) a cui si sommano i 3 di disavanzo della spesa corrente per un totale di 11 milioni. Undici milioni è l’importo che palazzo Spada si appresta a saldare in 5 anni con la procedura riequilibrio finanziario pluriennale. Gli uffici comunali hanno pressoché terminato la ricognizione del buco e la giunta ha adottato la delibera che dovrà passare al vaglio del consiglio comunale. Si parla già di una probabile seduta per il 18 ottobre.
Per fare il punto della situazione il sindaco di Terni ha convocato nel primo pomeriggio di oggi una conferenza stampa insieme all’assessore al bilancio Vittorio Piacenti d’Ubaldi. Insieme a loro anche gli assessori Bucari, Giacchetti e il vicesindaco Malafoglia.
Dopo la manifestazione di volontà del consiglio comunale, servirà l’ok corte dei conti e del ministero dell’interno. Palazzo Spada avrà poi 90 giorni di tempo per redigere il piano di riequilibrio finanziario che dovrà passare entro 60 giorni di nuovo al voto del consiglio comunale. La fase attuativa del piano, se tutto andrà come nei piani dell’amministrazione, diventerà pienamente operativo nel marzo prossimo. E’ in questo piano che verranno elencate le misure operative scelte per risolvere i problemi strutturali, che andranno dalla riorganizzazione della macchina amministrativa alla revisione del rapporto con le partecipate.
“Il piano è uno strumento che è previsto dalla legge – ha spiegato l’assessore D’Ubaldi – che consente al Comune di completare un risanamento che iniziato da tempo e che ha aspetti peculiari”. L’assessore al bilancio indica tre cause del debito: tagli dei trasferimenti (dal 2008 ad oggi ha avuto 37,5 milioni di trasferimenti in meno), le nuove regole di contabilità che impongono accantonamenti obbligatori per oltre 14 milioni di euro, l’obbligo del consolidamento dei bilanci che impone di riallineare le partite con le società partecipate.
“Il Comune- ha detto il sindaco Di Girolamo – non farà ricorso al Fondo di rotazione, che avrebbe obbligato il Comune ad applicare le tariffe massime dei servizi. “Ma noi non abbiamo intenzione di aumentare la tassazione locale – hanno sottolineato Di Girolamo e Piacenti D’Ubaldi – e vogliamo accelerare, per uscire quanto prima dalla procedura”.