
TERNI – Il dibattito politico sul teatro Verdi torna a infuocarsi dopo la presentazione del programma culturale regionale, dal quale il Verdi è tagliato fuori per mancanza di un progetto esecutivo e le dichiarazioni dell’assessore alla cultura del Comune di Terni. Dopo Michele Rossi, dell’associazione Terni città futura, sono oggi i consiglieri del Movimento 5 Stelle e i I love Terni, Federico Pasculli ed Enrico Melasecche, ha rilanciare.
Pasculli osserva che: “in attesa della gara internazionale per la riprogettazione degli spazi, è un dato di fatto che dal 2011 il Teatro Verdi rimane chiuso alla cittadinanza.
Tra mille promesse, non ultima quella di fine agosto in cui si annunciava l’imminente avvio del cantiere da 2 milioni e 900 mila euro, ora arriva anche la beffa”.
“Dei 14 milioni in arrivo dai fondi comunitari(pos-fesr 2014-2010) per far ripartire il sistema cultura e il teatro in Umbria – continua Pasculli – tanti teatri umbri sono riusciti a recepire questa boccata di ossigeno, quello di Narni, quello di Perugia, quello di Assisi, ma non il teatro Verdi di Terni. Questo perché l’assenza ancora ad oggi di un progetto, rende incapace lo stesso Verdi di recepire questi fondi che sono tra i più consistenti ed importanti che oggi un comune può captare. Paghiamo ancora una volta – aggiunge il consigliere pentastellato – l’inettitudine di questa amministrazione, tanto brava a fare i proclami da campagna elettorale quanto a far morire ogni progetto di rilancio della cultura, dal Verdi a Palazzo Primavera, passando per la casa delle musiche ai pessimi risultati del polo museale. Sarà quindi lo stesso sistema culturale cittadino integrato, il Caos, a recepire 1,2 milioni di euro, mentre continuerà a piovere sul bagnato, anche nel senso lato del termine, nel Verdi e nella Bct. A fronte di quanto emerso presenteremo l’ennesima interrogazione in consiglio, sperando di non ascoltare le solite favole ma soluzioni concrete. “.
Va giù duro anche il consigliere Enrico Melasecche: ““Parlare del Teatro Verdi – dice il consigliere di I love Terni – senza avere conoscenza precisa della reale situazione che lo riguarda, pur di lanciare segnali banalmente tranquillizzanti, denota leggerezza e confonde ulteriormente le acque. La chiusura da circa dieci anni della struttura cittadina più importante dedicata alla cultura è destinata in queste condizioni a durare ancora a lungo. Volontà e responsabilità politiche evidenti, confusione totale, errori, sprechi, incoerenza e blocchi ideologici continuano a prevalere. Manca ad oggi un progetto architettonico definitivo, manca la variante urbanistica relativa, manca un accordo con la Fondazione Carit la quale è stata disponibile ad assumersi parte importante dell’onere del recupero. A Terni si continua a voler stravolgere la storia, trasformando ideologicamente il dna di Terni in quello di una città esclusivamente postindustriale. Oltretutto, un appalto che nasce in queste condizioni, incerto e parziale, rischia di favorire perizie di variante con ritardi, riserve da parte dell’impresa, aumento dei costi e contenziosi defaticanti. Chiediamo viceversa che sia indetto un preventivo confronto con la città, mediante un consiglio comunale straordinario aperto”.