
L’Umbria sarebbe al centro di un sistema corruttivo sulla ricostruzione post sisma dell’Aquila. Un sistema che è stato scoperto dal Corpo Forestale dello Stato di Abruzzo e Umbria con l’operazione “Earthquake” che oggi ha eseguito sette arresti ai domiciliari disposti dal gip del tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea, sequestri di denaro e immobili e perquisizioni nelle province di Perugia (Perugia, Gubbio, Assisi) e Pescara (Pescara, Bussi sul Tirino, Popoli) e negli Uffici speciali per la ricostruzione dell’Aquila (Usra) e dei comuni del cratere (Usrc).
I reati per i quali si procede sono associazione a delinquere, corruzione, concussione, turbativa d’asta e falso in atto pubblico.
Le sette persone ai domiciliari sono pubblici ufficiali, tecnici progettisti ed imprenditori residenti nei Comuni Perugia, Gubbio, Assisi, Pescara, Popoli e Bussi sul Tirino. Disposto anche il sequestro preventivo della somma di € 330.929,63 individuata come profitto del reato di corruzione. Nell’ambito della stessa operazione la Forestale ha anche notificato 11 avvisi di garanzia.
Le indagini coordinate dal procuratore capo facente funzioni della Procura di Pescara, Cristina Tedeschini e dai sostituti procuratori Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio, hanno preso il via dalle dichiarazioni rese da un imprenditore umbro, sentito dagli investigatori della Forestale, aggiudicatario di tre appalti per la ricostruzione degli aggregati edilizi del Comune di Bussi sul Tirino per un valore 8 milioni di euro a cui il direttore dei lavori ha richiesto la corresponsione di una tangente in denaro pari al valore del 12 % degli appalti pari a 960mila euro al fine di dividerla con altri tecnici coinvolti.
Le intercettazioni telefoniche e ambientali, le perquisizioni presso le sedi umbre delle società di costruzione e acquisizioni documentali negli uffici tecnici della ricostruzione del cratere aquilano, oltre agli interrogatori di altri testimoni, hanno consentito alla Forestale di scoprire quello che per gli inquirenti è un piano – così definito dagli stessi indagati nelle loro conversazioni – per gestire in modo unitario e sistematizzato l’attività edilizia sugli edifici danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009.
Il metodo era l’aggiotaggio e la preventiva assunzione dei numerosissimi incarichi di progettazione degli aggregati edilizi del cratere aquilano, in maniera da acquisire indebitamente una posizione di sostanziale monopolio degli appalti, anche corrompendo pubblici ufficiali, per imporre condizioni contrattuali capestro a ditte costruttrici, tali da costringerle ad erogare rilevanti somme di denaro per accedere al mercato degli appalti della ricostruzione, agevolati dalla totale contribuzione pubblica.
Il buon esito dell’istruttoria per la richiesta del contributo veniva quindi garantito dal Responsabile dell’Ufficio Tecnico della Ricostruzione n.5 del cratere aquilano che in contropartita della vendita degli atti del proprio ufficio otteneva la promessa della corresponsione dei rilevanti somme di denaro (per importi pari al 5% del valore complessivo degli appalti i quali raggiungevano importi superiori ad euro 29 milioni di euro, solo a voler considerare quelli già gestiti per tramite del gruppo degli associati) oltre alla corresponsione di utilità (quali lavori edili gratuiti presso un abitazione di proprietà, la disponibilità di un autovettura e l’assunzione di un familiare presso una ditta affidataria dei lavori).
Le dichiarazioni di un altro imprenditore umbro, che ha già presentato richiesta di patteggiamento della pena, hanno confermato l’impianto accusatorio e hanno fatto emergere che lo stesso pubblico ufficiale posto a capo dell’Ufficio Tecnico della Ricostruzione Aquilana si era fatto distaccare presso altro l’Ufficio di un Comune limitrofo della provincia aquilana, per tentare di turbare la gara pubblica per la progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di ricostruzione ex novo della scuola elementare e materna “ V. Clemente” ottenendo in contropartita di atti contrari al suo ufficio la somma di € 10mila euro in contanti e la promessa di ulteriori € 130mila da erogarsi in base ai vari SAL (somma divisa con il Rup della gara d’appalto anche lui agli arresti domiciliari).