
TERNI – Il Viminale fa le “pulci” al piano di riequilibrio finanziario presentato dall’amministrazione comunale e sollevata 18 questioni su cui la giunta di Palazzo Spada dovrà rispondere entro il 31 gennaio, data in cui si riunirà la commissione ministeriale per dare il parere definitivo sul piano.
Tra le questioni c’è la definizione della massa passiva che non tiene conto dei circa 11 milioni di euro delle 6 annualità di disavanzo derivante dal riaccertamento dei residui. Soldi che quindi vanno inseriti nel piano.
Nelle 5 pagine in cui sono racchiusi i rilievi del Viminale emergono contraddizioni su alcune poste di bilancio corrente del 2016 e ci sono obiezioni sulla capacità effettiva dell’ente di procedere alle riscossioni.
Vengono chieste informazioni sulla copertura e riscossione 2013-15 della tassa smaltimento rifiuti e su accertamenti e riscossioni di ciascuna entrata tributaria. Chiarimenti anche sulla spesa per il personale negli anni dal 2011 al 2016, su eventuali rinegoziazioni dei mutui, informazioni sugli esiti della verifica crediti-debiti delle società partecipate e controllate e stime dettagliate su tutti gli immobili comunali anche da alienare. Il Viminale vuole delucidazioni anche sulla revisione di spesa corrente, sul ripiano del disavanzo di amministrazione e su quello della massa passiva corrente e di parte capitale.
Il Comune dovrà inviare al ministero anche il preconsuntivo 2016, il bilancio 2016-2018 e il Dup 2017-2019 (la seduta di consiglio per l’approvazione è stata già fissata al 23 gennaio ndr.).
E proprio sul Dup il consigliere comunale di I love Terni, Enrico Melasecche, ricorda che “domattina in III Commissione si apre la informativa sul Dup ma la lettera del Ministero sarà necessariamente argomento scottante perché quelle osservazioni obbligheranno il sindaco a prendere provvedimenti finora negati. Caso singolare il fatto che la dirigente al Bilancio è in ferie di prepensionamento con una giunta che non ha previsto per tempo la sua sostituzione, nonostante il mare in tempesta. Chiederò – continua Melasecche – una audizione urgente di nuovo con gli stessi Revisori dei Conti affinché si assumano anche loro le proprie responsabilità alla luce delle osservazioni dei tecnici del Ministero”. Secondo Melasecche: “giunti a questo punto quei consiglieri di maggioranza che hanno votato il piano di rientro, salvo i tre assenti che evidentemente non condividevano quell’atto, dovranno rendersi conto che non basta approvare il solito “atto di indirizzo paracadute” a tutela delle proprie responsabilità, perché, come ho dichiarato in aula, quando si è perfettamente coscienti che una delibera è falsata in modo sostanziale la colpa da lieve diventa grave e dovranno risponderne, oltre che politicamente di fronte alla città, anche personalmente di fronte a chi di dovere”.