
TERNI – Chi pensava, in pochi per la verità, che l’approvazione del consiglio comunale della convenzione con il Briccialdi avrebbe placato gli animi e risolto i problemi dell’istituto musicale, è stato presto smentito. Nella conferenza stampa convocata oggi dalle rsu è venuto fuori tutto il malcontento e non solo: il presidente Vincenzo Bisconti minaccia le dimissioni.
Il fronte che vede compatti i rappresentanti sindacali, corpo docente, il direttore Gatti e il presidente Bisconti, ha espresso tutta la delusione e la rabbia compatto “gli emendamenti del consigliere Andrea Cavicchioli”. “Quello che hanno fatto lunedì scorso in consiglio comunale, approvando quegli emendamenti alla convenzione tra Comune e Briccialdi – ha detto Bisconti – trattasi di un vero e proprio obbrobrio giuridico, una trappola”. Il presidente ha annunciato che tenterà una nuova mediazione per tornare al testo concordato al tavolo tecnico già approvato dalla seconda commissione: “Se questo non avvenisse, non posso far altro che dimettermi e chiedere l’intervento della Magistratura, inviando tutta la documentazione del caso alla Corte dei Conti perché quanto deliberato è improcedibile”.
Per il direttore Marco Gatti: “Alzate la testa e la voce perché quanto accaduto in sede di consiglio comunale è una palese violazione del vostro diritto allo studio”.
Nel mirino in particolare l’emendamento secondo il quale, con un preavviso di 60 giorni, il Comune può rescindere senza discussione e unilateralmente la convenzione in questione.
Silvia Paparelli in rappresentanza del consiglio accademico ha sottolineato l’impatto didattico di questi emendamenti. “Registriamo – ha detto – un clima inedito per certi versi, poiché pur nelle difficoltà abbiamo sempre percepito rispetto e apprezzamento verso di noi, ma dopo di ciò non ci pare più di riscontrare ciò. È duro da digerire. Sembra che non ci venga più riconosciuto un ruolo strategico. Siamo sgomenti”.
Le reazioni politiche
Per Marco Cecconi (Fratelli d’Italia): “Siamo con il Briccialdi oggi, così come lo siamo stati ieri, lo saremo sempre e, per restare al tema, così come lo siamo stati in consiglio comunale nella seduta in cui, contestualmente alla convenzione, sono stati approvati – senza il nostro voto! – quegli emendamenti targati Pd che di fatto quella convenzione la riscrivono e la stravolgono, tradendo gli accordi presi da mesi con i vertici dell’Istituto. Saremo al fianco del Briccialdi in tutte le iniziative legali che decidesse di intraprendere. E ribadiamo quello che abbiamo già detto in aula a chiare note. Si è lasciata incancrenire la questione per due anni, fino al punto di discuterne solo ora che il Comune è affogato nei debiti. Solo ora che si invoca l’austerity: considerato che si tratta di chi ha portato l’Amministrazione al predissesto, è il colmo dei colmi. È vero: con gli emendamenti-Cavicchioli, il Comune può tagliare i fondi al Briccialdi in qualunque momento ed è libero di lasciare a piedi l’Istituto dalla sera alla mattina. E ai vertici del Briccialdi, alla ricerca di soluzioni e magari di alleanze, voglio solo fare una viva raccomandazione: non fidatevi più dei bugiardi, non credete al gioco delle parti. Quelli che oggi vi hanno imbrogliato sono gli stessi che si sono riempiti la bocca da secoli con la statalizzazione, ma hanno mandato la richiesta al ministero solo l’anno scorso”.
Secondo Federico Cini della Lega Nord di Terni: “La questione Briccialdi, che sembrava ormai aver visto rientrato l’allarme lanciato mesi fa dal presidente Bisconti, rischia di trasformarsi rapidamente in un’altra tegola che cade in testa all’Amministrazione comunale e alla maggioranza tutta. Una tegola di quel palazzo, che poi è la città di Terni, che ormai sembra essere rimasto spoglio e senza protezione dalle intemperie. Seppure risulta giusta e di evidente importanza la necessità da parte del Comune di tutelarsi economicamente nel rapporto con l’Istituto, non si capisce francamente il perché dell’emendamento che prevede che “con 60 giorni di preavviso il Comune in qualsiasi momento può risolvere la convenzione senza necessità di motivazione e penalità alcuna. Tale clausola assomiglia molto ad una pistola puntata alla tempia dell’istituto, pronta a far fuoco in caso di cambiamenti nelle condizioni economiche dello stesso o perché no, nelle direzioni politiche di chi il Comune lo amministra. Occorre dunque ritornare ad un dialogo di puro buon senso, magari trovando una soluzione che tuteli appieno le già sovraccariche casse pubbliche, ma che soprattutto tuteli e rispetti il lavoro di insegnanti, amministrativi e studenti dell’Istituto, consentendo una serena e proficua attività didattica, che in fondo dovrebbe essere priorità assoluta per tutti”.