
“L’esperienza terribile del terremoto, proprio nel cuore del Giubileo, ha messo a prova la serietà della nostra conversione verso gli altri, verso coloro che hanno perso tutto e non hanno più nulla per vivere. E devo affermare, con senso di grande consolazione e di lode al Signore, con quanta generosità e apertura di cuore stanno rispondendo le nostre parrocchie e i nostri gruppi ecclesiali alle emergenze di questi mesi. È il segno che l’amore di Dio che abbiamo sperimentato nel Giubileo è maturato in noi e sta portando frutto. Anche un nostro sacerdote vive da quasi un mese in una tenda con i terremotati ad Amatrice, come pure un coppia di sposi novelli ha dato disponibilità in tal senso. Ed io domenica scorsa li ho benedetti nella loro comunità”.
Lo ha detto oggi il cardinale Gualtiero Bassetti nella messa di chiusura dell’Anno santo straordinario presso la cattedrale di Perugia.
“Al di là delle tante manifestazioni – ha detto ancora l’arcivescovo – so che la comunità cristiana, almeno nella sua parte più sensibile, s’è sollevata da certa stanchezza, ha riscoperto la vita di grazia e si è aperta alla solidarietà e all’accoglienza: prima con l’arrivo dei profughi, poi con la venuta degli sfollati da Norcia. La nostra gente umbra non ha mai alzato barricate o muri contro nessuno”.
Riferendosi sempre al terremoto, il cardinale Bassetti ha sottolineato che “è da queste esperienze di amore concreto che può nascere e svilupparsi quel senso forte di comunità e di Chiesa che ci rende capaci di affrontare le sfide degli anni a venire”.
A Terni la celebrazione si è svolta in Duomo, officiata dal vescovo padre Giuseppe Piemontese. “Questa celebrazione vuole esprimere nella gioia il ringraziamento per l’Anno Santo straordinario – ha detto il vescovo – che si conclude anche se non scriviamo la parola fine bensì incidere nella mente e nella memoria della Comunità le parole gratitudine, ringraziamento e perdono”. In questa ottica di misericordia vissuta e sperimentata il vescovo ha invitato ad aprire il cuore alla speranza per il futuro: “Insieme siamo decisi a rimodellare il volto della nostra Chiesa e a conformarla ai lineamenti scaturiti dal Concilio Vaticano secondo. Ora ci apprestiamo a riprendere il cammino della quotidianità con il cuore e l’abito della misericordia. Credo che la nostra diocesi debba riprendere con decisione e sistematicità gli orientamenti della Cei per l’annuncio e la catechesi in Italia, attualizzandoli e confrontarli con i cambiamenti culturali e sociali dei nostri giorni. Non solo i ragazzi, ma l’intera comunità diocesana, adulti, giovani e ragazzi, sia chiamata a percorrere la strada della Iniziazione alla fede, alla vita di Cristo e della Chiesa”. E infine un’esortazione a vivere sempre con intensità e impegno le opere di misericordia attuali “la solidarietà con i terremotati, l’accoglienza dei profughi e dei migranti, la sollecitudine per le povertà del nostro territorio e quella generale dalla globalizzazione, l’attenzione alle missioni e al Terzo mondo. Sosteniamo le opere segno della Diocesi, quelle avviate quest’anno o in essere da tempo”.
A Spoleto il Giubileo si è concluso in Duomo con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Renato Boccardo. Alla celebrazione erano presenti anche rappresentanti delle parrocchie più colpite dal sima, Norcia, Cascia e Preci. Al momento dell’offertorio, i rappresentanti delle Pievanie hanno portato all’altare doni simbolici, destinati a sostenere materialmente gli abitanti delle due Pievanie della Valnerina – di Norcia e di Cascia – che devono affrontare le conseguenze del sisma. È stato un segno della fraternità e condivisione delle comunità parrocchiali della Diocesi con questi fratelli e sorelle.
“Le sventure ci saranno sempre – ha detto l’arcivescovo – perché fanno parte integrante della storia umana, non le ha portate Gesù; ciò che Gesù ha portato è piuttosto la possibilità di vincerle mediante la fede nel suo nome. Non possiamo tuttavia misconoscere che questo ci mette davanti una verità assai austera: “Non resterà pietra su pietra”. In un qualche modo, è la lezione che possiamo trarre dai tragici eventi del terremoto che continua a ferire in modo così violento e devastante le nostre terre e le nostre vite”.
Chiusa la porta santa, monsignor Boccardo ha sottolineato che: “Essa rimane aperta perché i figli della Chiesa, attraversandola in uscita dopo aver attinto alla Parola e ai Sacramenti motivazione, forza e luce, vadano incontro agli uomini loro fratelli e al mondo con i gesti di un amore misericordioso e compassionevole”.