
Si è aperta con un pensiero alle popolazioni colpite dal sisma l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017 alla Corte di Appello di Perugia ma sono stati affrontati anche i temi della criminalità organizzata, della droga e del terrorismo. In apertura del suo intervento, il presidente della corte, Mario Vincenzo D’Aprile, dopo aver ricordato i terremotati e gli eccezionali fenomeni meteo che si sono registrati in queste zone, ha ricordato l’attività della Corte d’Appello: nel civile la pendenza complessiva si è ridotta da 10.691 fascicoli a 8.923 e nel penale, la pendenza è continuata a diminuire, passando da 3.832 a 3.553 procedimenti. I dati del “civile” si riferiscono all’anno giudiziario 2015-2016, quelli del “penale” al periodo 1 luglio 2015 – 30 giugno 2016.
Il procuratore generale di Perugia, Fausto Cardella si è addentrato nelle problematiche presenti sul territorio a cominciare dai rischi di infiltrazioni. “La situazione nel nostro distretto giudiziario – ha detto – è caratterizzata dalla presenza ed operatività di alcune proiezioni delle organizzazioni mafiose tradizionali, soprattutto di matrice ‘ndranghetista e camorrista, benché non siano da sottovalutare alcuni recenti indicatori della presenza anche di Cosa Nostra”.
Stando alle indagine degli ultimi anni, le mafie “tendono ad insinuarsi nell’economia legale” in attività imprenditoriali e commerciali nei settori edile, della gestione dei rifiuti, della ristorazione, dell’intrattenimento e dei servizi ma manca – a detta di Cardella – “un vero e proprio radicamento delle consorterie criminose nel territorio; ciò dipende non soltanto dalla attenta vigilanza e dalla pronta azione delle forze di polizia, ma anche dal virtuoso comportamento dei cittadini, i quali denunciando tempestivamente ogni azione illegale, riponendo fiducia nello Stato, hanno fin qui evitato che la mala pianta mafiosa prendesse piede”.
Sul versante dello spaccio di droga, a Perugia e in Umbria “operano anche – ha detto Cardella -i sodalizi criminali di matrice etnica, talvolta in collaborazione con gli stessi sodalizi o soggetti italiani dediti al traffico di stupefacente. La diffusione della droga è sotto il controllo di organizzazioni criminali, sebbene di piccole entità, ma avviene anche attraverso soggetti di modesta levatura criminale, specie di varie nazionalità africane, che riescono a disporre di stupefacenti da spacciare al dettaglio”.
L’attività di contrasto messa in essere dalle forze dell’ordine – è stato detto – ha consentito di arginare in parte il fenomeno; i relativi dati, negli ultimi due anni, evidenziano un andamento negativo, con la diminuzione sia degli arresti che delle denunce, sia, soprattutto, delle morti per overdose per i quali siamo passati, nella provincia di Perugia, dai 23 nel 2011 ai 9 nel 2016.
“Gli spacciatori, prima molto presenti anche nel centro storico di Perugia – ha proseguito Cardella – oggi grazie anche ad interventi repressivi coordinati e mirati, si trovano in zone e quartieri meno esposti”.
“Questa microcriminalità, pur se estremamente fastidiosa per la cittadinanza, tuttavia – ha concluso il procuratore generale – rimane entro limiti tali da non pregiudicare l’ottimo livello di sicurezza e di vivibilità della città”.