
FOLIGNO – “Ci sono irregolarità procedurali nell’iter autorizzativo che ha sin qui accompagnato il contestato progetto del biodigestore di Casone. Le Autorità preposte dovranno necessariamente accertarle prima dell’adozione del provvedimento autorizzativo, assumendosene, in difetto, ogni responsabilità”. Lo segnala il consigliere regionale Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle) informando di aver inviato alla Regione Umbria una formale diffida dal rilasciare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) all’impianto che dovrebbe sorgere a Foligno.
In vista della Conferenza dei Servizi prevista per domani, Carbonari chiede dunque che la Regione “revochi o annulli le determine dirigenziali in cui vengono escluse le procedure di Valutazione Ambientale Strategica (Vas) e Valutazione d’Impatto Ambientale (Via)”. E invita “tutte le Amministrazioni competenti, ciascuna per la propria competenza, ad astenersi dal rendere i rispettivi pareri positivi e nulla–osta nel corso della procedura”.
Maria Grazia Carbonari riassume quindi le irregolarità riscontrate nel progetto: mancherebbe una variante al Piano regolatore per la costruzione dell’impianto anche se il Consiglio comunale ha stabilito la compatibilità dell’impianto con il Prg stesso. La Regione avrebbe poi, anche sulla base della delibera consiliare, escluso a priori l’assogettabilità del progetto a Vas e Via, consentendo che si procedesse alla sola Aia. Questo avrebbe “notevolmente semplificato l’iter”, precludendo “la partecipazione dei cittadini alla formazione di un progetto realmente condiviso, così come prescrive la legge”.
Il consigliere di opposizione aggiunge che “la determina dirigenziale di esclusione dal Via sarebbe stata adottata sulla base del solo progetto preliminare presentato da Asja Ambiente Italia spa (l’impresa che si è aggiudicata il bando di gara) e non sulla base del progetto definitivo.
Inoltre nelle delibere di esclusione da Vas e Via non viene inoltre fatto cenno alle criticità presenti nella zona: il depuratore di acque reflue, l’impianto di selezione rifiuti, la vecchia discarica comunale, la discarica abusiva, a tutt’oggi in corso di bonifica, e oggetto di procedimento penale, la falda idrica affiorante compromessa da tetracloroetilene, gli insediamenti industriali adiacenti (bitumificio, calcificio, colorifici)”.
Infine Carbonari contesta “la dichiarazione di Asja Ambiente Italia contenuta a pagina 102 del progetto preliminare, laddove si afferma che ‘il centro abitato più vicino all’impianto dista 4 chilometri’, quando invece
risulta palese che ci sono frazioni densamente popolose a distanza inferiore ai 1.500 metri, che la legge regionale impone come limite minimo per la realizzazione di nuovi impianti alimentati da ‘biomassa putrescibili’. Sant’Eraclio è a 1.300 metri, Sterpete a 1.400 metri, Tenne a 1.500 metri, Casevecchie a 1.300 metri, Casco dell’Acqua a 1.200 metri e solo il centro di Foligno dista circa 4 km dall’area di Casone, ove verrebbero ad insistere i due impianti”.