
Assisi scrive un’altra pagina di storia: per un giorno torna ad essere il cuore pulsate del mondo. Di quel mondo fatto di tante lingue, religioni, colori e costumi tutti accomunati dalla sete di pace. A fare da ideale cornice a quest’atmosfera così carica di emozione, di amore, di coralità in nome della pace, il calore del sole che batte sulla basilica di San Francesco d’Assisi che accompagna la giornata conclusiva della tre giorni del dialogo interreligioso. Papa Francesco e la città del Poverello tornano al centro dell’attenzione mondiale per quel messaggio di pace e di condanna delle guerre e di ogni forma di violenza che si leva da Assisi e scrivono un altro pezzo di storia.
Un messaggio corale perché intorno a questo spirito e a questo appello si ritrovano i leader delle altre religioni del mondo. Commovente l’abbraccio del pontefice proprio con i 500 capi delle altre confessioni. Così come quello con i 25 rifugiati che con i Papa hanno pranzato nel refettorio dei frati. Da tutti il papa ha voluto sapere da dove venivano, un po’ della loro storia.
Simpatico e in linea con lo spirito d’amore francescano anche il finale del pranzo, con la torta in onore di Bartolomeo I, patriarca ecumenico, per i suoi 25 anni di patriarcato.
Ma è nel pomeriggio, nella preghiera con i cristiani nella basilica inferiore e poi nell’incontro sul sagrato con le altre religioni che il Pontefice ha toccato il cuore. “C’e’ un grido che implora ed e’ quello delle vittime della guerra ma anche dei bambini – dice papa Bergoglio – cui è preclusa la luce di questo mondo” e dei poveri. “Nelle parole di Gesu’ ‘Ho sete’ – dice il Papa – “possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei piu’ bisognosi di pace. Implorano pace le vittime delle guerre che inquinano i popoli di odio e la terra di armi”.
Il pensiero poi va ai profughi e qui la similitudine di Papa Francesco va diritta al cuore: “Le vittime della guerra che scappano dalle loro terre – ha detto – incontrano troppe volte il silenzio assordante dell’indifferenza, l’egoismo di chi è infastidito, la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui cambia un canale in televisione. A loro viene spesso dato, come a Gesù, l’aceto amaro del rifiuto”.
Poi l’appello ai cristiani. “Noi cristiani siamo chiamati a contemplare il mistero dell’Amore non amato e a riversare misericordia sul mondo. Sulla croce, albero di vita – dice il Papa – il male è stato trasformato in bene; anche noi, discepoli del Crocifisso, siamo chiamati a essere ‘alberi di vita’, che assorbono l’inquinamento dell’indifferenza e restituiscono al mondo l’ossigeno dell’amore. Dal fianco di Cristo in croce uscì acqua, simbolo dello Spirito che dà la vita; così da noi suoi fedeli esca compassione per tutti gli assetati di oggi”.
Terminate le distinte preghiere, Papa Francesco e gli altri leader si sono trasferiti nella piazza antistante la Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi e qui hanno scritto un altro pezzo di storia: il corale appello per la pace, la condanna a chi usa Dio per la guerra.
Ed è qui che si leva la preghiera all’unisono contro la guerra perché – come dice Papa Francesco – “solo la pace è santa”.
Quindi a conclusione di una giornata così ricca di emozioni, di solidarietà e di fratellanza i fedeli delle diverse confessioni lasciano la città di san francesco con quello spirito di coralità e quell’arricchimento personale nel cuore che come in un piccolo miracolo, solo Assisi riesce a dare.