
TERNI – Il sindaco tira dritto: dopo aver riferito, in una seduta di consiglio comunale turbolenta, punto punto su tutti i 7 capitoli dell’inchiesta appalti, oggi ha trasmesso all’Autorità nazionale anticorruzione il nuovo bando per l’appalto delle mense. “Abbiamo voluto – dichiara il sindaco Leopoldo Di Girolamo – interessare un organismo di grande spessore legalitario per avere una valutazione del bando che assicurerà per i prossimi anni agli alunni delle scuole comunali un servizio essenziale come quello della mensa. Il bando steso della direzione competente e approvato dalla giunta comunale avrà ora un vaglio di livello nazionale, noi e per quanto ci riguarda siamo pronti a rimetterci ad ogni considerazione dell’Anac. A livello locale il bando delle mense ha avuto nei suoi aspetti fondanti del servizio un approfondito percorso di partecipazione che è durata un anno, che ha visto convolti le famiglie, il mondo della scuola, l’associazionismo. Con la trasmissione di oggi all’Anac vogliamo rafforzare ulteriormente i percorsi della trasparenza e della legalità, un fronte sul quale il sindaco di questa città è impegnato con azioni concrete”.
Il giorno dopo il burrascoso consiglio comunale, il sindaco ne approfitta per attaccare l’opposizione. “In queste giornate complesse – dice Leopoldo Di Girolamo – annovero anche l’amarezza per quanto avvenuto ieri in consiglio comunale. La conferenza dei capigruppo aveva deciso di far seguire un ampissimo dibattito alle comunicazioni che ho voluto dare alla massima assemblea cittadina sulla vicenda giudiziaria in corso. La minoranza avrebbe avuto un’ora e mezza di tempo – lo stesso tempo della maggioranza – per approfondire i temi portati in aula dalle mie comunicazioni. Un confronto pubblico tra maggioranza e opposizioni, tra consiglieri comunali, tra amministratori pubblici. Una dialettica politica chiara e trasparente. In maniera sorprendente, invece, le opposizioni, anche se con motivazioni e con stili diversificati, hanno abbandonato l’aula sottraendosi ad ogni confronto, approfondimento, sui temi della legalità, della corretta azione amministrativa, del garantismo, dei ruoli diversi dei poteri dello Stato. Un atteggiamento – continua il sindaco – che desta meraviglia in particolare da parte di quelle forze politiche che su questi temi hanno speso una parte consistente della loro storia e che a più riprese si sono dette rispettose delle procedure e del diritto alla presunzione di innocenza. Ancora meno rispettosi del confronto civico i gesti teatrali, le provocazioni, le fiction utilizzate a favore della migliore inquadratura. Non mi soffermo e non mi addentro su alcune di quelle mani che sorreggevano i cartelli. Il dato politico è che si evita il confronto in aula e si affida agli schiamazzi, alle accuse gratuite appena fuori l’emiciclo. La città non ha bisogno di queste sceneggiate, Terni ha bisogno della ricerca della verità, – aggiunge Di Girolamo – di una amministrazione corretta ed efficace, di una opposizione seria e responsabile. Tutto il resto serve solo ad indebolire la città, a paralizzare i suoi servizi, a rendere più incerta e difficile la vita di tanti cittadini. Chi aspira legittimamente al governo della città dovrebbe non perdere occasione per far sentire la sua proposta alternativa – conclude il sindaco – se invece si preferisce seminare l’aula del consiglio comunale di giocattolini si dà il senso di un mondo dei balocchi molto molto distante dai problemi della nostra comunità”.
Fin qui l’intervento del sindaco, su Facebook il consigliere del Pd, Sandro Piccinini, che ieri ha quasi sfiorato la rissa, chiede scusa, mentre le opposizioni ribattono.Thomas De Luca (M5S) spiega le ragioni della loro diserzione dall’aula: “Non possiamo che definire vergognose le parole del sindaco Leopoldo Di Girolamo che invita il presidente del consiglio a violare le norme bocciando “d’ufficio” tutti gli atti dell’opposizione. Opposizione che aveva abbandonato l’aula di fronte all’atto di arroganza e prepotenza del Partito Democratico che ha impedito di poter discutere la richiesta di sospensione di tutti gli indagati dai propri incarichi, richiesta presentata proprio in nome di quel principio di garantismo tanto invocato dagli scranni della maggioranza. Non potevamo rimanere dopo quanto accaduto. Non potevamo rimanere dopo che il capo di gabinetto del sindaco, soggetto in alcun modo autorizzato ad esercitare la forza, ha strattonato un senatore della Repubblica fermo sulla porta laterale dell’aula. Dopo che consiglieri comunali si sono scagliati con violenza sul pubblico per cercare la rissa con i cittadini. Perfetta metafora della ferocia con cui il partito Democratico si sta accanendo sulla città. Qualcuno ha avuto la dignità di scusarsi, dovrebbero farlo tutti ma per l’imbarbarimento in cui stanno trascinando la città”.